Il personale addetto al primo soccorso deve seguire determinati protocolli e linee guida che servono per ottimizzare l’efficacia di un intervento salvavita. Tra questi c’è il Prehospital Trauma Care, vediamo cos’è, a cosa serve e chi può esercitarlo.
Prehospital Trauma Care: cos’è e a cosa serve
Viene definito trauma una ferita o una lesione, che può essere può o meno estesa, prodotta da un’azione esterna e violenta al nostro corpo e che deve essere valutata in termini di urgenza e di gravità. Ad esempio, un trauma può essere grave ma questo può anche non comportare necessariamente l’urgenza, pensiamo alla sospetta frattura della colonna vertebrale, lesione molto grave ma che deve essere trattata con assoluta cautela. Un trauma da trattare con urgenza, invece, può avvenire quando tocca le funzioni vitali come il respiro, la circolazione del sangue o il battito cardiaco, per cui deve essere trattato con tempestività. L’obiettivo del Prehospital Trauma Care è proprio quello di applicare i protocolli corretti per un intervento ottimale, per ridurre il tasso di mortalità nella prima fase dell’intervento e, infine, per limitare i danni causati da manovre e pratiche sbagliate.
Chi può esercitare il PTC
L’istruttore di Remote e Military Life Support, Daniele Manno, ha spiegato che il Prehospital Trauma Care è una pratica che può essere esercitata da tutti, anche dai soccorritori, ma se si parla di medici ed infermieri, questi devono applicare dei protocolli più invasivi. L’istruttore ha poi spiegato che avviene negli incidenti stradali la situazione più comune in cui bisogna procedere con il PTC, ed a seguire l’ambito domestico. Ad esempio, secondo Manno, “se parliamo di bambini sotto i quattro anni abbiamo grandi casistiche di cadute con
trauma cranico, ma anche emorragie massive ma per questo ci sono protocolli più rapidi“. Manno, inoltre, è anche il responsabile scientifico del corso di formazione “PTC, la gestione preospedaliera del paziente
traumatizzato“, disponibile sulla piattaforma Consulcesi, insieme all’istruttore ACLS e BLSD dottor Matteo Giacomazzi che, in una recente intervista, si è soffermato a parlare proprio del corso: “Il corso si focalizza su quegli interventi atti a ridurre al minimo il danno secondario da trauma. Le modalità corrette con cui intervenire vengono esplicitate attraverso video interattivi, in cui si spiega, ad esempio, come posizionare il collare cervicale, come utilizzare la barella spinale e l’immobilizzatore ragno. Questi presidi sono tutti estremamente utili ai professionisti che svolgono soccorso extraospedaliero, e dunque a tutti quei profili, sia sanitari che tecnici, che prestano servizio al 118“.