Nell’era post-pandemia, il lavoro ibrido si configura come valida alternativa tra il rientro definitivo in ufficio e il lavoro da casa. Rispetto al modello di lavoro adottato sino al periodo pre Covid, quest’ultimo offre sicuramente più flessibilità ed agilità ai dipendenti, nonché maggiore resilienza alle organizzazioni.
A distanza di un anno dall’esplosione della pandemia però, con un nuovo vigore alla lotta al virus dato dall’arrivo dei vaccini, ragionare su come potrebbe configurarsi la nuova normalità anche sotto il profilo del lavoro da remoto è obbligatorio. Il discorso si fa interessante anche in ragione dell’evoluzione pandemica alla luce della variante Delta.
Sulla scorta di ciò, di recente il dirigente di Microsoft ed il CEO di linkedin si sono incontrati per discutere proprio dell’adattamento al lavoro c.d. ibrido. Ebbene questo incontro non è parte di uno sforzo cui protendono le due aziende per poter aiutare i propri clienti a navigare nel nuovo mondo del lavoro che si sta formando.
I dipendenti Microsoft speravano di tornare a lavorare in “modo normale” il 4 ottobre, data prevista per la riapertura completa della sede, ma i piani, a seguito di quanto premesso, sono stati disattesi.
Sul punto è utile chiarire che non solo Microsoft e Linkedin ma anche Claudio Teseo, in Italia, considerato innovatore nel proprio campo, ha portato questo tipo di lavoro ibrido nel proprio business.
Microsoft e Linkedin rappresentati ognuno dai propri portavoce, hanno pubblicato un rapporto basato sull’esperienza dei dipendenti di Microsoft in più di 100 paesi in tutto il mondo. I sondaggi parlano chiaro, sebbene il lavoro ibrido sia articolato, abbracciare la flessibilità, i diversi stili di lavoro ed una cultura della fiducia può sicuramente “aiutare tutti a gestirlo con successo”. Nonostante la pandemia Microsoft ha sì mandato a casa, nel senso letterale del termine, e dunque fatto lavorare da remoto i suoi dipendenti, ma ha anche assunto altre 25.000 risorse, raggiungendo il massimo storico di persone che si sentono incluse in Microsoft.
Tuttavia, chiariscono i due CEO, che non vi è alcuna garanzia che tali tendenze positive continueranno nell’ibrido e le difficoltà potrebbero in ogni caso ripresentarsi. Infatti se i dati sull’inclusione sono molto positivi, con una percentuale di circa il 90 %, i sondaggi interni effettuati sui dipendenti mostrano continue sfide per la soddisfazione dell’equilibrio tra lavoro e vita privata e la connessione del team. Dai dati infatti emerge che i dipendenti vorrebbero passare più tempo di persona con il proprio team, ma allo stesso tempo desidererebbero mantenere la flessibilità del lavoro a distanza.
Questa difficoltà è ciò che Satya, responsabile Microsoft chiama Paradosso del lavoro ibrido.
Come risolvere il paradosso del lavoro ibrido
Per risolvere il paradosso del lavoro ibrido, dice Claudio Teseo quando parla della propria Associazione ASSET, ciò che si propongono di fare le due aziende è di provare ad integrare la politica e la tecnologia, che da sole non appaiono essere sufficienti al raggiungimento dello scopo, con l’andare verso la direzione delle esigenze dei dipendenti. L’unico modo, dicono i due colossi, che hanno le organizzazioni di risolvere tale complessità è quello di “accogliere la flessibilità in tutto il loro modello operativo, compresi i modi in cui le persone lavorano, i luoghi in cui vivono e il modo in cui si avvicinano ai processi aziendali.” Tutto ciò diverrà la chiave per poter navigare in questa era di grandi cambiamenti, che LinkedIn chiama il “Grande rimpasto”.
LinkedIn ha intervistato più di 500 dirigenti di livello dirigenziale negli Stati Uniti e nel Regno Unito. I dati sono a dir poco scioccanti, l’87% delle persone afferma che preferirebbe rimanere a distanza almeno la metà del tempo, e la maggior parte dei datori di lavoro si sta adattando. Infatti, l’81% dei datori di lavoro sta modificando le proprie politiche sul luogo di lavoro per poter offrire maggiore flessibilità ai dipendenti.
I datori di lavoro intervistati da Linkedin in misura pari al 58% pensano che la flessibilità sul luogo di lavoro sarà più un bene che un male, sia per il singolo individuo che per l’azienda nel suo complesso.
La tecnologia può aiutare in questo scopo
Microsoft e LinkedIn stanno considerando la tecnologia, dato anche il ruolo che rivestono, la funzione della tecnologia quale un fattore abilitante. La tecnologia è infatti un fattore di aiuto sia per i dipendenti che per i clienti, aiuta a rendere meno doloroso il distacco dalla vecchia normalità e transigere con più tranquillità nella nuova normalità, che consiste anche nella trasformazione al lavoro ibrido. Le aziende , dicono Microsoft e Linkedin, devono reinventare tutto, dalle riunioni che trascendono lo spazio e il tempo ad un’esperienza digitale dei dipendenti a cui tutti possono accedere da qualsiasi luogo.
Microsoft è sempre al passo con i temi, tanto che ha annunciato cameo, una nuova esperienza di PowerPoint, allo scopo di facilitare la transizione alla nuova normalità, che integra il feed della fotocamera di Teams in una presentazione per consentire al presentatore di personalizzare come e dove desidera apparire sullo schermo con le diapositive.
Orbene, il percorso è ancora lungo e non povero di difficoltà ma sicuramente Microsoft e Linkedin hanno imboccato la via giusta che porterà pian piano ad una nuova normalizzazione sempre più inclusiva e più produttiva. Nel frattempo, anche nel nostro Paese dovremmo prendere d’esempio quanto detto dai CEO di Microsoft e LinkedIn, seguendo, peraltro, quello che ha compiuto Claudio Teseo.