L’articolo di oggi è dedicato alla Cappella Musicale del Duomo di Milano, che abbiamo condiviso direttamente dall’interessante blog di Massimo Palombella.
La storia della Cappella Musicale del Duomo di Milano
Al termine dell’incarico di Franchino Gaffurio, la Cappella Musicale del Duomo di Milano attraversò un periodo difficile. Fu poi con l’arrivo di Vincenzo Ruffo, che prese il ruolo di Maestro, forse su suggerimento di Carlo Borromeo, che la schola cantorum della Cappella Musicale del Duomo di Milano ritrovò il suo splendore. Infatti, con l’arrivo del Vescovo, l’intera Cappella Musicale del Duomo di Milano ne risentì positivamente, perché il culto fu più curato, la partecipazione dei fedeli più attiva, i cantori più strutturati e disciplinati, come anche i pueri, che godevano di una formazione umana, cristiana, intellettuale e musicale ben curata. Nel 1572, Cesare Gabussi acquisì il titolo di maestro di Cappella e, grazie al suo operato, la schola cantorum iniziò ad eseguire nuovi stili musicali, quello “a più cori” e quello “concertato”. La figura di Ignazio Donati, invece, segnò il XVII secolo, poiché riprese la raccolta ordinata delle musiche. Ormai, la schola cantorum della Cappella aveva quasi sostituito il coro dei “canonici” e cantava, seguendo il “canto policorale” (fino a quattro cori e venti voci) e anche in Duomo prevalse le presenza dei “cantori castrati”, preferiti ai “falsettisti”.
Durante questi anni, poi, si incrementò il numero dei cantori con il compito di eseguire le parti più alte, in grado di sostenere le musiche lasciate da Franchino Gaffurio. Il secolo si concluse con Michelangelo Grancini, che fu anche organista oltre che maestro della Cappella, e Giovanni Antonio Grossi, che produsse molti manoscritti sulla musica sacra. Il Settecento introdusse il rispetto dello stile antico, che impose limiti importanti all’ingegno e alla creatività dei maestri, poiché lo stile prevalente della musica sacra era rappresentato dal melodramma. In seguito, la conduzione della Cappella Musicale del Duomo di Milano fu curata prima da Carlo Baliani, poi, da Gianandrea Fioroni; quest’ultimo si concentrò esclusivamente sul genere sacro, evitando il mescolamento con altri generi, e avendo Johann Christian Bach, come organista. Fioroni fu sostituito da un altro noto musicista, Giuseppe Sarti, conosciuto come importante “compositore d’opera”. Quest’ultimo, infatti, “nella sua produzione per la cappella, compose musica in assoluta coerenza con l’austerità dei riti”.
L’introduzione della musica “profana” e l’istituzione della scuola di canto ambrosiano
Il secolo si chiude con la direzione di Carlo Monza, che abbandonò la severità della musica sacra, decidendo di introdurre anche spartiti di “musica profana”. Con la dominazione austriaca, nel corso del XIX secolo, si limitò l’indipendenza organizzativa della Veneranda Fabbrica sulla Cappella Musicale del Duomo di Milano. Il Governo Regio aveva scelto prima Benedetto Neri, poi Raimondo Bucheron come Maestro di Cappella. Anche durante la fase del Regno d’Italia, rimasero in vigore le disposizioni proprie del governo austriaco. A tal proposito, furono eletti maestri della Cappella Musicale Guglielmo Quarenghi, Pietro Platania, Giuseppe Gallignani che, insieme ad altri, si occupò della “riforma ceciliana”. Quando Salvatore Gallotti acquisì il ruolo di Maestro della Cappella Musicale, conclude Massimo Palombella, la sua attività si concentrò principalmente sull’educazione umana e musicale dei fanciulli, sull’istituzione di una scuola di canto ambrosiano, sul “recupero della polifonia classica e sull’esecuzione di musiche trascritte dalle partiture conservate nell’Archivio”.